Lo zio Paolo

 

 

 

 

 

Lo zio Paolo 50 anni fa

 

Lo zio Paolo oggi con la sua nipotina

 

 

Di mio fratello Paolo (in famiglia chiamato dai ragazzi “lo zio Paolo”) non si può che parlare bene a qualunque livello.

È un luminare della biochimica, inoltre ha dedicato la sua vita a Dio consacrandosi come “fratello laico” e ha pronunciato i relativi voti, e, continuando nell’elenco, è innumerevole la quantità dei suoi lati positivi sia tecnici che morali.

Eppure, proprio lui, quando aveva approssimativamente 2~3 anni (allora non erano operative le consuete protezioni a tutela della persona che ci sono oggi), in visita da una vicina di casa, preso dalla curiosità, si divertì ad infilare il ditino nella presa di corrente.

La scossa che ne ricevette, oltre a mettere a repentaglio la sua vita, rimase memorabile sia per lui che per i suoi parenti e conoscenti più vicini.

Certamente mio fratello è cambiato, in modo che, se prima, prevedendo quel suo gesto, sarebbe stato doveroso usargli violenza (al limite con uno scapaccione, se necessario), oggi non si può più che trattarlo con rispetto ed ammirazione.

È esattamente lo stesso atteggiamento che ha usato Dio nei confronti del suo popolo.

Prima, quando non era ancora maturo, per educarlo, oltre alla miriade di precetti operativi (quelle centinaia di comandi dati da Mosè) vigeva ancora il comando di “occhio per occhio e dente per dente” e la lapidazione degli adulteri nonché numerosi altri precetti, dopo, è divenuto l’amore ed il perdono il comandamento più importante.

Non è Dio che è cambiato, è il suo popolo che, da bambino di 3 anni, come lo zio Paolo, è cresciuto come lui fino ad essere pronto per il Nuovo Testamento